Confesercenti, la nota associazione di categoria che rappresenta le imprese italiane del commercio, del turismo e dei servizi, dell’artigianato e della piccola industria, ha presentato ieri uno studio realizzato con Ipsos, Istituto di sondaggi fondato nel 1975, con sede a Parigi, tra le più grandi società al mondo nel settore delle ricerche di mercato.
I dati riportati sono allarmanti, citando l’Agenzia: “Il numero di negozi continua a diminuire, dal 2019 ne sono spariti oltre 52 mila” aggiunge e avverte anche che “Servono misure strutturali per sostenere i negozi di vicinato. In confronto al 2019, a fine 2023 si conteranno oltre 52mila imprese del commercio in meno, per un declino complessivo del -7%. Un vero e proprio crollo, che pesa sul tessuto dei negozi di vicinato più della concorrenza dell’online”.
Pensare che In Italia in 10 anni sono letteralmente spariti 100 mila negozi fa di certo pensare: di certo vi è che la capacità d’acquisto degli italiani è notevolmente calata anche a causa dell’aumento inflazionistico e dei tassi di interesse ormai alle stelle.
Con la tendenza attuale, la stima per i prossimi sette anni, da qui al 2030, è di una contrazione di circa 73 mila (-11% sul totale), “ad un ritmo di 18 negozi spariti al giorno”. (fonte ANSA).
La crisi che ha investito i consumatori si riflette senz’altro sugli esercenti che, come per un cane che si morde la coda, inevitabilmente sono costretti a chiudere “baracca e burattini”.