Un recente articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore l’11 giugno 2023 ha messo in evidenza l’impatto dell’aumento dei tassi di interesse sulle famiglie e sulle imprese in Italia. Secondo i dati riportati, negli ultimi nove mesi gli interessi annualizzati sui prestiti concessi alle famiglie e alle imprese sono aumentati complessivamente di 19,7 miliardi di euro, portando l’ammontare complessivo da 30,5 a 50,2 miliardi di euro.
Di questi 19,7 miliardi di euro, 11,1 miliardi di euro pesano sui bilanci delle imprese, mentre 2,2 miliardi di euro ricadono sulle famiglie. Questi dati si riferiscono al mese di marzo, ma ad aprile si è già registrato un ulteriore aumento di 1,6 miliardi di euro. I dati provvisori di maggio, attesi a breve, forniranno informazioni cruciali sulle tendenze in corso, inclusa la possibile contrazione del credito, l’uscita dei fondi dai conti correnti e l’andamento dei margini di profitto delle banche.
L’ampio e veloce allargamento della forbice dei tassi clientela è uno dei tratti distintivi di questa dinamica. Negli ultimi nove mesi, gli interessi sui prestiti concessi alle famiglie e alle imprese sono aumentati di 19,7 miliardi di euro, passando da 30,5 a 50,2 miliardi di euro. Nel frattempo, la remunerazione della raccolta a residenti, comprensiva di obbligazioni e operazioni pronti contro termine, ha registrato un aumento contenuto di 6,5 miliardi di euro.
Un elemento interessante è rappresentato dalla liquidità sui conti correnti. Nel corso dell’ultimo decennio, l’ammontare del denaro lasciato sui conti è raddoppiato, passando dal 41% all’attuale 68% della raccolta. A fine 2022, le passività delle principali banche italiane erano costituite per il 67% da depositi e conti correnti, di cui il 93% a vista, mentre l’11% da titoli di debito e il 13% dai finanziamenti Tltro della Bce.
Le famiglie rappresentano una parte significativa delle giacenze sui conti, che a fine marzo ammontavano a 1.368 miliardi di euro, corrispondenti a tre quarti del totale. Sebbene la remunerazione di questi conti sia salita allo 0,29% ad aprile, mantenendosi a livelli superiori alla media europea, le banche pagano ancora tassi prossimi allo zero per una raccolta che viene utilizzata per finanziare famiglie e imprese, ma anche per altri investimenti più redditizi. Secondo la Banca d’Italia, il profilo di liquidità delle banche italiane rimane equ
ilibrato sia a breve che a medio termine.
Le imprese sono tra le categorie più colpite dall’aumento dei tassi di interesse. Nonostante abbiano registrato una diminuzione di 31 miliardi di euro nei finanziamenti in corso (da 674 miliardi di euro a luglio a 643 miliardi di euro a marzo), gli interessi pagati sono più che raddoppiati, passando da 12,1 a 25,3 miliardi di euro. I tassi, principalmente variabili, si sono allineati rapidamente alle nuove condizioni, come confermato dal confronto tra il tasso sui prestiti in essere a marzo (pari al 3,93%) e il 4,30% dei nuovi finanziamenti, che supera di oltre il triplo il valore di luglio scorso (1,30%).
Anche per le famiglie, l’aumento dei tassi di interesse ha un impatto significativo. Oltre all’elevata inflazione, le famiglie si trovano ad affrontare un aumento delle rate e degli interessi annui sui mutui per un totale di 4,2 miliardi di euro (da 7,1 a 11,3 miliardi di euro) su un totale di 426 miliardi di euro di mutui in essere per l’acquisto di abitazioni. Nonostante i mutui a tasso fisso stipulati negli anni precedenti abbiano in parte contenuto l’aumento dei tassi (passando dall’1,67% al 2,66%), i nuovi mutui hanno registrato tassi superiori al 4%, rispetto all’1,2% di dicembre 2021. Complessivamente, le famiglie devono affrontare un aumento di interessi di 6,5 miliardi di euro sui 679 miliardi di euro di prestiti bancari, mentre la remunerazione sulla raccolta diretta ammonta a poco più di 4,3 miliardi di euro sui 1.610 miliardi di euro di depositi familiari e obbligazioni affidate alle banche.
Questa dinamica dei tassi di interesse sta ampliando il margine finanziario delle banche, contribuendo ad aumentare i loro profitti. Secondo i dati di Banca d’Italia, nel 2022 il margine di interesse delle banche italiane ha raggiunto i 45,5 miliardi di euro, il valore più alto di sempre e superiore persino al picco del 2008 (44,8 miliardi di euro). Rispetto al 2021, il margine di gestione del denaro è aumentato di 7,1 miliardi di euro (+19%), quasi alla pari con l’incremento degli utili netti, che sono saliti a 21,8 miliardi di euro nello stesso anno (+55%).
Le trimestrali dei maggiori gruppi bancari nel marzo 2023 hanno evidenziato crescite significative nel margine finanziario e negli utili rispetto all’intero anno 2022, con incrementi del 38% e del 48% rispettivamente. Questi dati sono coerenti con l’andamento in crescita del margine clientela, che nel quarto trimestre del 2022 ha registrato un differenziale medio dei tassi di 241 punti base, superando
il picco precedente nel 2011 (237 punti base).
In conclusione, l’aumento dei tassi di interesse sta mettendo a dura prova famiglie e imprese italiane, che si trovano ad affrontare un aumento significativo degli interessi sui prestiti. Sebbene le banche abbiano beneficiato di margini finanziari più ampi e profitti crescenti, l’impatto su famiglie e imprese richiede attenzione da parte delle autorità finanziarie per mitigarne gli effetti negativi sull’economia.