In un articolo pubblicato il 16 giugno 2023 su Il Sole 24 Ore, viene sottolineato come i mutuatari europei siano alle prese con un significativo aumento delle rate dei mutui a tasso variabile, dovuto alle misure restrittive adottate dalla Banca Centrale Europea (BCE) riguardo ai tassi di interesse. Negli ultimi 11 mesi, la BCE ha incrementato i tassi di interesse di 400 punti base, con l’obiettivo di combattere l’inflazione e riportarla al 2%, considerato un livello ottimale per l’economia dell’Eurozona.
Questa politica della BCE ha avuto un impatto diretto sul costo del denaro e, di conseguenza, sulle rate dei mutui a tasso variabile. Secondo l’articolo, i mutuatari si sono trovati ad affrontare un aumento considerevole delle rate, con un incremento del 60% in un solo anno. Ad esempio, se a gennaio 2022 la rata di un mutuo standard di 140.000 euro con una scadenza di 25 anni era inferiore a 500 euro, attualmente si è arrivati a 750 euro, con la prospettiva di raggiungere quasi 800 euro entro novembre. Questo rappresenta un’onerosa situazione per coloro che stanno restituendo un mutuo a tasso variabile.
L’articolo evidenzia che nonostante ci sia un processo di disinflazione in corso, si è ancora lontani dall’obiettivo desiderato. L’inflazione “core”, che esclude i costi energetici e alimentari, si attesta al 5,3%, un livello ancora considerato troppo alto. Secondo i manuali di economia e politica monetaria, per contrastare l’inflazione, una banca centrale deve posizionare i tassi di interesse al di sopra dell’inflazione “core”. Pertanto, nonostante l’Eurozona e la Germania siano ufficialmente in recessione tecnica, la BCE ha continuato ad aumentare i tassi di interesse e si prevede che lo farà nuovamente nel prossimo incontro di luglio, con un ulteriore aumento di 25 punti base.
I mutuatari a tasso variabile sono in attesa di un segnale da parte della BCE riguardo a una possibile “pausa” nella stretta monetaria, che rappresenterebbe il primo passo verso una possibile inversione di tendenza, ovvero un taglio dei tassi di interesse. Tuttavia, al momento, sembra che tale scenario sia ancora prematuro, considerando anche l’azione della Federal Reserve statunitense, che dopo 15 mesi di rialzi dei tassi ha deciso di interrompere il processo, ma ha lasciato aperta la possibilità di ulteriori incrementi entro la fine dell’anno.
Nonostante l’incertezza sul futuro, il mercato dei futures sugli indici Euribor a 3 mesi suggerisce che i mutuatari a tasso variabile potrebbero vedere una luce in
fondo al tunnel verso la fine dell’anno. Si prevede un picco dei tassi Bce entro la fine del 2023, con l’Euribor a 3 mesi che dovrebbe superare il 3,8% a novembre. Successivamente, a partire da gennaio 2024, si prevede una lenta ma costante discesa dei tassi. Questa prospettiva potrebbe consentire una ripresa della domanda di mutui, dato il rallentamento registrato nei trimestri precedenti.
Da un punto di vista delle offerte di mercato, l’articolo sottolinea un’anomalia, ovvero il fatto che i mutui a tasso variabile presentano tassi di interesse iniziali (4,2%) più alti rispetto ai mutui a tasso fisso (3,5%), una situazione tipica nelle fasi di lotta all’inflazione. Anche se i mutui a tasso fisso sono più convenienti, rimangono elevati rispetto alla media degli anni precedenti. Questo spiega anche il rallentamento della domanda, poiché molti potenziali mutuatari sono in attesa di una riduzione generalizzata dei tassi di interesse. I tassi indicizzati agli Eurirs, che sono meno influenzati dalla politica monetaria e più sensibili alle prospettive economiche, si attestano intorno al 3%, rendendo difficile una chiara valutazione dello scenario macroeconomico. Paradossalmente, in caso di una dura recessione, si potrebbe assistere a una più rapida riduzione dei tassi rispetto a un rallentamento più graduale o, peggio ancora, alla temuta stagflazione.
In conclusione, il contesto attuale vede i mutuatari europei affrontare un notevole aumento delle rate dei mutui a tasso variabile a causa delle politiche restrittive della BCE. Nonostante l’attuale situazione, i futuri sugli indici Euribor suggeriscono una prospettiva di miglioramento verso la fine del 2023. Tuttavia, le incertezze e la necessità di controllare l’inflazione potrebbero ritardare un eventuale taglio dei tassi da parte della BCE. Nel frattempo, i mutuatari rimangono in attesa di un calo generalizzato dei tassi di interesse, che potrebbe stimolare la domanda di mutui.