L’Italia sta vivendo una situazione inaspettatamente positiva sul fronte dei crediti deteriorati, con una resilienza dell’economia nel 2023 che ha portato il tasso di deterioramento del credito ai minimi dal 2006. Questo ha comportato un rallentamento nelle vendite di portafogli di NPL e una diminuzione complessiva degli NPE (creditati deteriorati) in Italia, che a fine 2022 ammontavano a 306 miliardi di euro. Questi dati emergono dall’annuale “NPL Market Watch” presentato a Cernobbio, un appuntamento dedicato all’industria dei crediti deteriorati e elaborato dall’Ufficio Studi di Banca Ifis.
Le previsioni per il futuro indicano un modesto aumento dei crediti in sofferenza per le imprese. Nel triennio 2023-2025, le incerte condizioni macroeconomiche potrebbero portare il volume totale a 311 miliardi nel 2023, 317 miliardi nel 2024 e 321 miliardi entro la fine del 2025.
Nel frattempo, l’industria italiana dei crediti deteriorati ha conseguito risultati significativi negli ultimi otto anni. Ha contribuito a ridurre il totale degli NPE di 55 miliardi di euro, portandoli dai 361 miliardi all’inizio del 2015 ai 306 miliardi alla fine del 2022. Gli operatori specializzati nel mercato degli NPL hanno anche facilitato il processo di “de-risking” delle banche italiane, con una transazione di 352 miliardi di euro di crediti deteriorati tra il 2015 e il 2022, di cui ben 42 miliardi sono stati ceduti nel 2022.
Nel 2023, si prevede che saranno completate transazioni sugli NPE per un valore di 32 miliardi, inclusi circa 8 miliardi il cui completamento potrebbe essere posticipato all’inizio del 2024. Nel triennio 2023-2025, dovrebbero essere effettuate operazioni per circa 84 miliardi. Nel contesto di queste attività, l’industria degli NPL italiana continua a contribuire al miglioramento della qualità del credito, grazie alla collaborazione con il settore bancario, che sta supportando il rafforzamento dei bilanci.
L’attenzione è focalizzata sull’Italia, uno dei paesi più monitorati all’interno dell’Unione Europea. Secondo i dati della ricerca, l’Italia ha saputo affrontare le crisi degli ultimi due anni con successo, e nelle previsioni di Banca Ifis non emergono “shock” imminenti.
L’economia italiana sembra più resiliente rispetto alle aspettative dell’anno precedente. I bilanci bancari, secondo l’analisi del mercato NPL, mostrano un tasso di deterioramento dell’1,2%, il più basso dal 2006, inferiore anche ai livelli precedenti alla crisi finanziaria del subprime. Tuttavia, rimane un rischio prospettico superiore alla media dell’Unione europea per le banche italiane, come confermato dai rapporti predittivi.
Anche il trend del rapporto tra NPE e totale crediti conferma questa tendenza positiva. Si è ridotto di quasi 14 punti percentuali, passando dal 17% nel 2015 al 3,1% nel 2022, con ulteriori prospettive di diminuzione fino al 3% entro la fine del 2023, molto al di sotto della soglia del 5% definita dall’Eba.
Per quanto riguarda le aree geografiche, il nuovo credito deteriorato ha mostrato non solo una crescita limitata ma anche un avvicinamento tra Nord, Centro e Sud Italia. Questa stabilità è stata possibile grazie all’abbondante liquidità iniettata nelle imprese (+45%, mentre quella delle famiglie è cresciuta del 12%) e alla maggiore solidità delle imprese rispetto alle crisi passate. I segnali di questa solidità emergono anche dai dati del factoring, dove le imprese tendono a saldare i debiti in anticipo. Si prevede un aumento del tasso di default nei prossimi due anni, ma non a un livello tale da mettere in crisi il sistema.
In questo contesto, diventano cruciali regole comuni per il mercato NPL, che è vasto e diversificato. Il presidente di Banca Ifis, Ernesto Fürstenberg Fassio, sottolinea la necessità di obiettivi e regole condivise per migliorare il funzionamento del mercato e la gestione sostenibile dei crediti deteriorati. A livello di sistema, sono necessarie sinergie per garantire una gestione ottimale di tutti i diversi crediti deteriorati, in continuità con il successo del processo di “de-risking” del sistema bancario italiano, reso possibile dalla stretta collaborazione tra il settore bancario e l’industria dei crediti deteriorati, sotto la supervisione delle istituzioni politiche e monetarie come Banca d’Italia, BCE e autorità bancarie europee.