La stretta sui prestiti alle imprese è ormai un fatto incontestabile, e questa restrizione del finanziamento è uno dei principali fattori che contribuiscono ai ritardi nei pagamenti, alle liquidazioni e ai fallimenti delle aziende, soprattutto le piccole e medie imprese. I dati di Banca d’Italia indicano che ad agosto i prestiti concessi alle imprese e alle famiglie in Italia sono diminuiti del 3,3% rispetto all’anno precedente, mentre a luglio si era registrato un calo del 2,2% (i prestiti alle imprese erano diminuiti del 4,0% e quelli alle famiglie dello 0,3%).
L’indagine trimestrale sul credito bancario condotta dall’ABI (Associazione Bancaria Italiana) spiega le dinamiche di questa situazione. Da un lato, l’aumento del rischio ha avuto un impatto: nel secondo trimestre del 2023, i criteri di offerta dei prestiti alle imprese si sono irrigiditi ulteriormente, ma in misura inferiore rispetto ai trimestri precedenti. Questa stretta continua a riflettere una percezione maggiore del rischio e una minore tolleranza ad affrontarlo. Inoltre, si sono mantenute le condizioni più restrittive per i finanziamenti, anche se con una leggera attenuazione, e si è arrestata l’espansione dei margini sui prestiti più rischiosi.
Dall’altro lato, la fiducia e il contesto economico generale in peggioramento hanno influenzato negativamente la domanda di prestiti: la riduzione della domanda è stata marcata e ha coinvolto imprese di diverse dimensioni e prestiti a breve e lungo termine. L’aumento dei tassi di interesse e il peggioramento della fiducia continuano a influenzare negativamente la domanda.
Nonostante l’appello del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che aveva sollecitato le banche a sostenere l’economia reale e ad aiutare le imprese in questa fase di incertezza economica, la situazione non è migliorata. L’aumento dei tassi di interesse deciso dalla BCE (Banca Centrale Europea) non ha dissipato le preoccupazioni sul mercato del credito. La BCE ha dichiarato che questo aumento contribuirà a riportare l’inflazione ai livelli desiderati, ma non ha spinto le imprese a investire e le banche a ridurre la loro cautela nella concessione di prestiti.
La situazione, senza interventi, è destinata a peggiorare ulteriormente. I costi aggiuntivi causati dall’aumento dei tassi di interesse fino a maggio hanno un impatto significativo sulle PMI, con un aumento di 6,7 miliardi di euro in un anno (2,2 miliardi nel Nord-Ovest, 1,8 nel Nord-Est e il resto equamente diviso tra Centro e Sud). Questi aumenti minano la fiducia degli imprenditori, anche di quelli con aziende di dimensioni più sostanziose.
Marco Granelli, presidente di Confartigianato, sottolinea la necessità di affrontare il problema dei finanziamenti alle piccole e medie imprese a lungo termine. Fin dalla crisi del 2008, queste imprese hanno incontrato crescenti difficoltà nell’ottenere finanziamenti. Granelli propone quattro riforme e misure specifiche per agevolare il mercato del credito: la creazione di un soggetto pubblico per finanziare le piccole imprese e le aree a fallimento di mercato, una regolamentazione chiara sui termini di pagamento, una riforma della giustizia civile per accelerare le controversie relative ai tempi di pagamento e una riforma del Fondo Centrale di Garanzia per proteggere le piccole imprese. Tuttavia, al momento, i progetti in discussione non sembrano seguire questa direzione.