Sono circa quindici milioni gli italiani che si trovano a dover affrontare un debito fiscale fino a 30.000 euro, una vasta platea di contribuenti a cui Matteo Salvini, leader della Lega, sembra rivolgere la sua attenzione proponendo un possibile nuovo condono fiscale. Questo gruppo rappresenta circa il 97% di tutti coloro che hanno debiti con l’erario, anche se la maggior parte dell’evasione accertata deriva da quel restante 3% con i debiti più elevati. La situazione coinvolge una vasta fascia di cittadini, ma è difficile prevedere quanti di loro troveranno interessante una nuova sanatoria, dato che le precedenti iniziative simili, fino all’anno scorso, hanno avuto scarso successo e adesione.
Le precedenti rottamazioni fiscali hanno avuto risultati non soddisfacenti: quella del 2016, indirizzata a 1,5 milioni di contribuenti, avrebbe dovuto portare 17,7 miliardi di euro nelle casse dello Stato, ma ne sono entrati solo 8,2. La rottamazione del 2017, riguardante 800.000 cittadini, avrebbe dovuto portare 8,5 miliardi, ma ne sono stati incassati solo 3. Anche quella del 2018, indirizzata a 1,4 milioni di contribuenti, avrebbe dovuto portare 26,3 miliardi, ma ne sono arrivati solo 8,6. La versione del 2023 ha suscitato più interesse, ma l’esito rimane incerto. La cosiddetta rottamazione “quater” è stata più favorevole, permettendo ai contribuenti di dilazionare i pagamenti su un arco di tempo più lungo e di sanare anche le precedenti sanatorie. Questo ha portato quasi 4 milioni di richieste di adesione all’Agenzia delle Entrate alla scadenza del 30 giugno scorso, il doppio di quanto previsto.
Tuttavia, resta ancora da vedere chi pagherà effettivamente le rate dei debiti. A ottobre e novembre scadono le prime due rate, ciascuna pari al 10% dell’importo totale. L’annuncio di un possibile condono, che prevederebbe l’abbuono di sanzioni e interessi e anche la cancellazione di una parte del debito, non contribuisce certo a favorire il pagamento delle rate da parte dei contribuenti inadempienti, soprattutto considerando che la maggior parte di loro ha già un passato di ritardi nei pagamenti.
Più di 7 milioni di italiani, ogni anno e da anni, ricevono almeno una cartella esattoriale per debiti pregressi non pagati. Fino ad ora, il sistema è stato indulgente nei confronti di chi evitava i pagamenti, ad esempio ampliando la possibilità di rateizzare i debiti dovuti o riammettendo i debitori inadempienti ai piani di pagamento. Questa situazione ha portato a un debito mostruoso nei confronti dell’erario, che alla fine dell’anno scorso ammontava a ben 1.153 miliardi di euro. Di questa cifra, il 90% viene considerato di difficile, se non impossibile, recupero da parte dell’Agenzia delle Entrate. Vi sono diversi motivi per questa difficoltà, come i debiti legati a società e ditte individuali fallite, i debiti di soggetti deceduti e ditte cessate, e quelli di soggetti risultati “nullatenenti” a seguito delle verifiche. Anche i cosiddetti “grandi debitori”, coloro che hanno debiti superiori a 500.000 euro, rientrano in questa categoria di difficoltà di recupero.
In conclusione, il sistema fiscale italiano deve affrontare una sfida complessa nel recuperare i debiti inadempiuti, sia attraverso l’attività di riscossione ordinaria che con eventuali sanatorie o condoni. Tuttavia, la situazione rimane complicata e il possibile gettito aggiuntivo nelle casse dello Stato è incerto.