L’anno 2022 ha portato con sé una serie di sfide economiche, dall’inflazione in crescita ai tassi d’interesse che risalgono. Queste sfide hanno inevitabilmente influito sulla stabilità finanziaria delle imprese italiane. Secondo il Corporate Credit Outlook 2023 di Crif Ratings, il tasso di default delle imprese italiane è salito al 2,4% nel 2022, un aumento significativo rispetto al minimo storico del 1,6% registrato a dicembre 2021. Questo incremento è continuato nel primo semestre del 2023, con i tassi di default che hanno raggiunto il 2,5%.
Le prospettive per la fine del 2023 indicano che i tassi di default delle imprese italiane potrebbero superare il 3%, un aumento del 25% rispetto al 2022. Questo aumento è attribuito a diversi fattori, tra cui la crescita economica limitata, la fine dei bonus governativi, l’incremento dei prezzi delle materie prime, influenzato dalla guerra in Medio Oriente, e l’aumento dei tassi d’interesse per contrastare l’inflazione.
Secondo Luca D’Amico, CEO di Crif Ratings, l’incertezza economica in corso potrebbe accelerare ulteriormente l’incremento dei tassi di default nel 2024, in particolare in relazione all’andamento del tasso di inflazione.
Per far fronte a questo contesto economico complesso, Paolo Testi, Senior Advisor di Crif, sottolinea l’importanza dell’innovazione nel settore finanziario. L’innovazione è vista come una leva cruciale per migliorare le tecniche di valutazione del merito creditizio, soprattutto in un’epoca in cui i bilanci storici perdono rilevanza e l’attenzione si sposta verso un futuro incerto.
L’analisi rivela anche che i settori più colpiti sono quelli più esposti all’inflazione, ai prezzi delle materie prime e all’energia, nonché quelli che tradizionalmente fanno un uso intensivo dell’indebitamento finanziario. Questi settori includono il turismo e il tempo libero (che ha già subito pesantemente gli effetti della pandemia), l’alimentare, i trasporti e la logistica, e il commercio al dettaglio.
L’edilizia, che ha beneficiato di misure di supporto nei due anni precedenti, ha sperimentato un impatto meno significativo finora. Tuttavia, con la fine di questi incentivi, è previsto che il tasso di default possa aumentare in modo più sostanziale nei prossimi trimestri.
La distribuzione geografica dei tassi di default mostra eterogeneità, con il Sud e le isole che tradizionalmente hanno i livelli più elevati. Alcune regioni del Nord, come il Nord-Ovest, hanno visto un aumento significativo nei tassi di default nel secondo trimestre del 2023.
Infine, le imprese nei settori del turismo, delle costruzioni e del commercio al dettaglio presentano una percentuale elevata di sconfinamenti sulle linee di credito concesse, segnalando una crescente necessità di finanziamento. Questa situazione richiede un monitoraggio attento, poiché i rischi connessi all’indebitamento crescono in questo contesto economico incerto.