Il contesto attuale dei prestiti bancari in Italia mostra una crescita azzerata per la prima volta dal 2016. Questa situazione è attribuita alla diminuzione della domanda di prestiti a causa dell’aumento dei tassi di interesse e dei prezzi al consumo, che ha spinto i risparmiatori a cercare prodotti finanziari a medio-lungo termine più remunerativi, come obbligazioni e conti deposito. Durante e dopo la crisi generata dal Covid, molte famiglie italiane hanno preferito essere più prudenti nelle valutazioni riguardanti l’assunzione di finanziamenti.
Il rapporto mensile dell’Associazione Bancaria Italiana (Abi) ha evidenziato l’impatto negativo delle decisioni di politica monetaria, che hanno influenzato le condizioni offerte dalle banche e dalle istituzioni finanziarie per erogare prestiti. Nel corso dei primi mesi del 2023, il tasso annuale effettivo globale (Taeg) medio è aumentato di quasi un punto e mezzo rispetto all’anno precedente, raggiungendo l’8,36%. Questo ha creato un divario con le migliori condizioni disponibili, che si attestano intorno al 6,10%.
Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha sollecitato le banche a Bruxelles affinché si adattino adeguatamente ai tassi di interesse sui depositi attivi. Anche altri ministri dell’Eurogruppo e dell’Ecofin condividono questa posizione. Attualmente, i tassi di raccolta bancaria, inclusi i depositi, stanno mostrando segnali di adeguamento.
Le ultime informazioni dell’Abi indicano che le misure anti-inflazione adottate dalla Banca Centrale Europea (BCE) e dagli altri principali attori della politica monetaria globale non hanno ancora calmato i prezzi. Tuttavia, tali misure hanno evitato la recessione nella zona euro e in particolare in Italia, che sta crescendo più rapidamente rispetto a Francia e Germania.
La diminuzione dei prestiti bancari, sia per le famiglie che per le imprese, non è una sorpresa, dato che era stata prevista in seguito all’aumento dei tassi d’interesse deciso dalla BCE e dalla Banca d’Italia. La diminuzione della domanda di prestiti è dovuta non solo ai tassi più alti, ma anche all’incertezza persistente nonostante la crescita economica in Italia. La domanda positiva che rimane, seppur in diminuzione, è quella per il finanziamento del circolante a breve termine.
Le banche hanno dovuto adeguare al rialzo i tassi passivi e modificare le loro offerte commerciali per far fronte al cambiamento di comportamento dei clienti e dei risparmiatori che stanno ridistribuendo la loro liquidità. Il tasso di interesse medio sulla raccolta bancaria complessiva è salito all’0,82%, ma il tasso praticato sui nuovi depositi a scadenza prestabilita, come i certificati di deposito e i depositi vincolati, è stato del 2,65% nel marzo 2023.