Nel corso del 2022, il valore degli importi da recuperare ha raggiunto livelli record. Il totale dei crediti in lavorazione è stato valutato a 201 miliardi di euro, corrispondenti a circa il 10% del Pil, trainato principalmente dalle bollette di luce, acqua e gas non pagate e dagli NPL (non-performing loans) del sistema bancario. Allo stesso tempo, si è verificata una diminuzione della redditività delle aziende che si occupano del recupero di tali crediti. Questi sono i risultati principali del Rapporto annuale presentato oggi a Roma dall’Unione Nazionale delle Imprese a Tutela del Credito (Unirec) durante il convegno “Gli scenari del credito tra gestione dei rischi e potenzialità di recupero”, che ha visto l’insediamento del nuovo presidente, Marcello Grimaldi.
Nel corso dell’anno scorso, gli importi affidati per il recupero sono aumentati del 26% rispetto al 2021, tornando ai livelli pre-pandemia. Dell’80% di questi importi, l’attività di recupero è stata gestita da terze parti. Questa categoria è cresciuta del 50% in un anno, passando da 106 a 160 miliardi di euro, con circa 44 milioni di pratiche da gestire. A trainare questa crescita è stato principalmente il cosiddetto “conto terzi cessionario”, in cui il mandato per il recupero non viene affidato direttamente dal creditore originario (come utility o banche), ma da un soggetto terzo che ha acquistato il credito, come i fondi di investimento, e delega la società di recupero. In soli dodici mesi, questo segmento è cresciuto fino a raggiungere i 105,4 miliardi di euro (rispetto ai 57,3 miliardi del 2021), con un totale di 15,7 milioni di pratiche. Il valore medio dei crediti da recuperare in questa categoria è di circa 7.000 euro, quasi il doppio rispetto ai 3.619 euro dei crediti complessivi affidati in conto terzi. Nel settore delle utilities, in particolare, si registra il maggior numero di pratiche (8 milioni, più della metà del totale e più del doppio rispetto al 2021), mentre nel settore bancario si evidenzia l’incremento degli importi (66 miliardi, un aumento dell’80% rispetto all’anno precedente).
Cristian Bertilaccio, vicepresidente di Unirec, sottolinea che la crescita dei crediti deteriorati nel settore delle utilities riflette l’impatto del caro-energia sulle finanze delle famiglie e delle imprese. Per quanto riguarda gli NPL, invece, l’aumento è dovuto alle azioni di deleveraging delle banche, che hanno accelerato la cessione dei crediti inadempiuti, anche grazie alle garanzie pubbliche sulle cart
olarizzazioni. La prevalenza del “conto terzi cessionario”, che rappresenta ormai il 67% delle masse gestite rispetto al 54% dell’anno precedente, crea un nuovo scenario di mercato che richiede alle imprese del settore nuovi modelli operativi e competenze aggiuntive.
Tuttavia, il recupero di tali somme sta diventando sempre più difficile. A livello complessivo, solo il 10% dell’importo totale viene recuperato (con una diminuzione dell’1% rispetto al 2021), mentre per il “conto terzi cessionario” la percentuale scende appena al 3%. Ciò è dovuto, spiega il vicepresidente, al fatto che i tempi di recupero per questa categoria sono solitamente più lunghi e le performance meno brillanti, a causa dell’intervallo di tempo maggiore tra l’insolvenza e l’inizio dell’azione di recupero. Inoltre, è probabile che questi crediti siano già stati oggetto di tentativi di recupero precedenti.
Riguardo alla tipologia dei debitori, gli importi riferiti ai consumatori rappresentano il 52% del totale, superando per la prima volta quelli delle imprese. Il valore medio dei crediti da recuperare per i consumatori è di 3.419 euro, mentre per le aziende è di 11.955 euro. Per queste ultime, si registra un miglioramento del tasso di recupero, che passa dal 5% al 6%, mentre per le famiglie si registra un peggioramento, che passa dal 14% al 12%.
A livello territoriale, quasi la metà dei crediti affidati si concentra in quattro regioni: Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia. I tassi di recupero più bassi si registrano nelle Marche e in Friuli Venezia Giulia, dove solo il 7% degli importi viene incassato. I tassi di recupero migliori si trovano nel Lazio, con una percentuale del 12%.
Analizzando la situazione economica del settore, i ricavi totali nel 2021 sono stati di quasi 2,3 miliardi di euro, registrando un aumento del 42%. Tuttavia, i profondi cambiamenti nel mix dei crediti che il settore deve gestire hanno portato a un aumento dei costi, che sta già influenzando la redditività. Tra i vari indicatori, si evidenzia il peggioramento del Margine Operativo Netto (MON), che rappresenta l’11,4% del fatturato rispetto al 13% dell’anno precedente. Tale dato varia a seconda delle dimensioni aziendali, passando dal 16,1% delle grandi imprese (con una diminuzione del 3,5%) al 2,7% delle imprese più piccole.
Il vicepresidente di Unirec preferisce non fare previsioni sull’evoluzione del settore per quest’anno, data l’alta incertezza. Tuttavia, è in fase di lancio un market watch per monitorare l’andamento del mercato, con i primi risultati che saranno diffusi alla fine del mese.
La principale sfida per il settore sarà l’att
uazione della direttiva dell’Unione Europea sui gestori e acquirenti di crediti inesigibili bancari, che stabilisce nuove regole del gioco e dovrà essere recepita entro dicembre. Unirec ha analizzato attentamente il testo e ritiene che l’Italia, rispetto ad altri Paesi europei, sia in una posizione più avanzata. Affinché il mercato funzioni correttamente nel nostro Paese, è necessario che il recepimento della direttiva sia limitato esclusivamente ai crediti di origine bancaria.