Negli ultimi vent’anni, la crescita della ricchezza finanziaria globale e del debito si è verificata a un ritmo completamente scollegato dall’andamento dell’economia. Questo trend anomalo potrebbe non continuare in futuro, poiché i vent’anni precedenti si discostano nettamente dalla traiettoria storica dell’accumulo di ricchezza (e debito) globale nel secondo dopoguerra. Prima del 2000, la crescita del patrimonio netto globale seguiva principalmente la crescita del PIL, ma nel nuovo millennio, con timing diversi a seconda dei paesi, il patrimonio netto, il valore degli asset e lo stock di debito hanno iniziato a crescere molto più velocemente del PIL. Inoltre, la crescita della produttività nei paesi del G7 è stata lenta, passando dall’1,8% annuo tra il 1980 e il 2000 allo 0,8% annuo dal 2000 al 2018.
Questo è ciò che emerge dal rapporto del Mc Kinsey Global Institute intitolato “The future of wealth and growth hangs in the balance”, dedicato alla sostenibilità del bilancio globale, che include tutti gli asset reali dell’economia (come immobili, infrastrutture, macchinari, materie prime e beni immateriali) e tutte le attività e passività finanziarie (come azioni, debiti, prestiti, depositi, fondi pensione e altre passività). La ricerca si basa su una media ponderata di 30 paesi che rappresentano circa il 77% del PIL mondiale.
Ecco alcuni dei principali dati numerici che illustrano l’eredità degli ultimi vent’anni secondo il Mc Kinsey Global Institute (MGI): tra il 2000 e il 2021, l’inflazione dei prezzi degli asset ha generato circa 160.000 miliardi di dollari di “ricchezza di carta”. Le valutazioni di asset come azioni e immobili sono cresciute più velocemente della produzione economica reale. Inoltre, ogni dollaro investito ha generato 1,90 dollari di debito e, in termini aggregati, il bilancio globale è cresciuto 1,3 volte più velocemente del PIL.
È possibile che questo nuovo trend “secolare” continui anche nei prossimi anni? MGI ha sviluppato quattro scenari economici fino al 2030: “ritorno all’era passata”, “tassi più alti per un periodo più lungo”, “reset del bilancio” e “accelerazione della produttività”. Ogni scenario prevede un percorso di crescita del PIL, inflazione e tassi di interesse fino al 2030, al fine di fornire un’analisi a lungo termine delle classi di asset come immobili, azioni e debito.
Nel primo scenario, “ritorno al passato”, la volatilità potrebbe essere temporanea e l’espansione dei bilanci potrebbe riprendere, poich
é i risparmi verrebbero nuovamente investiti negli asset esistenti anziché in investimenti produttivi. Questo scenario sembra allettante in quanto la ricchezza continuerebbe a crescere, ma a discapito della produzione economica reale, aumentando le disuguaglianze e il rischio di stress finanziario e correzioni future. Nel secondo scenario, “tassi più alti per un periodo più lungo”, la crescita potrebbe rallentare con inflazione e tassi d’interesse persistentemente elevati, come accaduto all’economia statunitense dopo lo shock petrolifero degli anni ’70.
Un aumento delle politiche restrittive, la percezione di rischi crescenti e le tensioni o persino i fallimenti dei sistemi finanziari potrebbero portare al peggiore scenario di un “reset del bilancio” con una brusca correzione dei valori degli asset e una recessione prolungata. “La politica monetaria e fiscale non potrebbero intervenire come durante la crisi finanziaria globale perché i bilanci sarebbero già ingenti”, afferma il rapporto. Questo scenario somiglierebbe di più a quello vissuto dal Giappone dopo l’esplosione della bolla immobiliare e azionaria negli anni ’90, con una riduzione prolungata del leverage finanziario e una forte contrazione dei prezzi degli asset. Ad esempio, i valori delle azioni e degli immobili statunitensi potrebbero diminuire di oltre il 30% entro il 2030.
L’ultimo scenario, ritenuto il più auspicabile da Mc Kinsey, è quello dell'”accelerazione della produttività”, in cui la crescita economica si allinea a quella del bilancio globale. In questo caso, il bilancio globale crescerà, ma a un ritmo più lento rispetto al PIL, rendendo la situazione più sana e sostenibile. Questo scenario richiede investimenti e l’allocazione di capitale produttivo, oltre a un’adozione più rapida degli strumenti digitali e potenzialmente una riorganizzazione del sistema finanziario per concentrare l’allocazione nella formazione di nuovo capitale produttivo. Per accelerare la crescita della produttività, saranno necessari investimenti mirati per sfruttare il potenziale della tecnologia e del capitale umano, contrastando gli ostacoli come l’invecchiamento demografico o la maggiore complessità delle catene di approvvigionamento. “Il sistema economico-finanziario dei prossimi dieci anni potrebbe rivelarsi profondamente diverso rispetto agli ultimi vent’anni”, commenta Alfonso Natale, Partner di McKinsey.