Negli ultimi giorni, i mercati azionari hanno iniziato a mostrare segni di debolezza, dando il via a una fase di riflessione dopo i risultati sorprendenti e, per alcuni osservatori, inspiegabili, registrati nel primo semestre del 2023. Tuttavia, le perdite sono diventate più significative a causa di una combinazione di fattori che preoccupano i gestori e li mettono in stato di allerta per i prossimi mesi.
Nonostante le forze economiche mostrino una solida resistenza, come dimostrato anche dai dati sul mercato del lavoro negli Stati Uniti, questo rafforza le aspettative di ulteriori aumenti dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali al fine di controllare l’inflazione. Tuttavia, le azioni delle banche centrali potrebbero ritorcersi contro di loro, innescando una recessione più grave del previsto e al di là delle intenzioni delle stesse autorità di politica monetaria, che sperano di riportare l’inflazione sotto controllo.
Gli economisti sono scettici e preoccupati per questa situazione. Daniel Ivascyn, responsabile degli investimenti presso Pimco, ha recentemente dichiarato in un’intervista al Financial Times di temere un “atterraggio duro” per l’economia, collegandolo direttamente ai prossimi aumenti dei tassi d’interesse che la Federal Reserve (e anche la BCE) stanno preparando. Tali misure avranno di solito un impatto ritardato di 5-6 trimestri, un lasso di tempo che aumenta l’incertezza e accresce il rischio di prospettive economiche più negative.
Proprio per questo motivo, società di gestione come Pimco, che si occupano principalmente di investimenti nel reddito fisso e tradizionalmente si tengono lontane dalle Borse, sottolineano l’attrattiva dei titoli di Stato e delle obbligazioni societarie con rating elevato. Consigliano inoltre di stare lontani dagli asset più rischiosi e vulnerabili in caso di recessione. Il sondaggio condotto da Bloomberg tra gli economisti a giugno indica che una frenata economica globale è considerata probabile al 65% negli Stati Uniti, al 52% nel Regno Unito e al 42% nell’area dell’euro.
Il problema principale è che i mercati non sembrano condividere la stessa prospettiva, soprattutto quelli azionari che fino a pochi giorni fa erano estremamente ottimisti. “Wall Street è troppo fiduciosa nella possibilità che la Fed riesca a combinare una rapida riduzione dell’inflazione con una crescita relativamente stabile, garantendo così un atterraggio morbido per l’economia statunitense”, sottolinea Matteo Ramenghi, responsabile degli investimenti per l’Italia presso UBS WM.
L’interrogativo più diffuso tra gli addetti ai lavori non è quindi “se” l’economia si fermerà, ma piuttosto “quando” avverrà e quanto sarà profonda e prolungata la frenata. Steven Bell, capoeconomista di Columbia Threadneedle, sostiene che probabilmente ci saranno altri due aumenti dei tassi d’interesse quest’anno, mentre i tagli dovranno essere rimandati al prossimo. Tuttavia, avverte che ogni recessione negli Stati Uniti è stata accompagnata dalla debolezza del mercato azionario e che le attuali previsioni negative sugli utili delle aziende quotate potrebbero non riflettere completamente la probabile riduzione dei profitti.
Nonostante abbiano approfittato del rally che ha portato i mercati a cancellare l’annus horribilis del 2022 e raggiungere nuovi massimi storici, i gestori hanno osservato tale trend con una certa cautela. La solida performance economica, in particolare nella componente dei consumi, che ha saputo sfruttare i risparmi accumulati durante la pandemia per superare l’ostacolo dell’inflazione, ha sostenuto i mercati finora. Ha anche permesso di evitare gli effetti negativi dell’aumento dei tassi d’interesse più significativo degli ultimi quarant’anni.
Altri fattori tecnici, come la riduzione della volatilità che favorisce il trading algoritmico (che potrebbe però trasformarsi in un pericolo con l’aumento dell’indice VIX), e fenomeni esterni come l’esplosione dell’intelligenza artificiale e dei titoli tecnologici hanno contribuito a distanziare Wall Street dalla realtà, secondo molte opinioni. Il fatto che tali forze si stiano esaurendo, soprattutto considerando che le condizioni di finanziamento stanno diventando sempre più difficili a causa del rafforzamento della politica monetaria, alimenta i dubbi sugli investimenti azionari espressi nelle previsioni del nuovo semestre presentate dalle principali banche d’affari.
In altri mercati, l’atmosfera è già diversa da tempo: i dati di Dealogic mostrano che nel primo semestre del 2023 il valore totale dei fondi raccolti tramite IPO a livello globale è stato il più basso degli ultimi sei anni, con poco più di 63 miliardi di dollari. Anche l’ammontare delle operazioni di fusione e acquisizione a livello mondiale è diminuito del 37%, arrivando a 12,5 miliardi di dollari, e le prospettive per il resto dell’anno non sono positive. L’impressione generale è che sia necessario aspettare tempi migliori prima di concludere accordi o entrare in Borsa.
Un’altra incognita che si aggiunge a questo quadro di crescente incertezza riguarda le politiche fiscali, che hanno svolto un ruolo fondamentale nel permettere alle economie mondiali di resistere alla sfida della pandemia e di rilanciarsi. La situazione appare più complessa in Europa rispetto agli Stati Uniti, dove l’Inflation Reduction Act continua a fornire misure di sostegno significative alle imprese
Titolo: Grandi gestori finanziari preoccupati per i mercati e il rischio di una recessione imminente
Pubblicato su Il Sole 24 Ore il 9 luglio 2023
Gli investitori internazionali si stanno allarmando per le prospettive economiche e vedono un futuro incerto per i mercati finanziari. Da società di gestione del calibro di Pimco a UBS, i grandi gestori stanno esprimendo preoccupazione per l’andamento delle economie mondiali e per le mosse delle banche centrali che potrebbero innescare una recessione più profonda del previsto.
Nonostante i dati economici finora abbiano mostrato una solida resistenza, come evidenziato dai recenti risultati del mercato del lavoro negli Stati Uniti, questa situazione ha alimentato le aspettative di ulteriori aumenti dei tassi di interesse da parte delle banche centrali per controllare l’inflazione. Tuttavia, i gestori temono che tali azioni possano avere un impatto negativo sull’economia, portando a una recessione più grave di quanto previsto.
Daniel Ivascyn, responsabile degli investimenti di Pimco, ha espresso la sua preoccupazione riguardo a un possibile “atterraggio duro” dell’economia in relazione ai futuri aumenti dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve e della Banca Centrale Europea. Secondo Ivascyn, tali misure avranno un effetto ritardato di circa 5-6 trimestri, aumentando l’incertezza e il rischio di prospettive economiche più negative.
Di fronte a questo scenario, società di gestione come Pimco sottolineano l’importanza di investire in titoli di Stato e obbligazioni societarie di alta qualità e consigliano di evitare asset più rischiosi e vulnerabili in caso di recessione. Anche gli economisti condividono l’opinione che una frenata economica globale sia sempre più probabile, con un 65% di probabilità negli Stati Uniti, 52% nel Regno Unito e 42% nell’area dell’euro, secondo un sondaggio condotto da Bloomberg.
Nonostante le preoccupazioni dei gestori, i mercati azionari sembrano non essere allineati con queste prospettive. Ad esempio, il rapporto tra prezzo e utili delle società quotate a Wall Street è superiore a 19 punti, indicando una visione ottimista rispetto alla capacità della Federal Reserve di gestire l’inflazione e garantire una crescita resiliente per l’economia statunitense. Tuttavia, gli esperti mettono in guardia sul fatto che ogni recessione negli Stati Uniti sia stata accompagnata da una debolezza del mercato azionario e che le attuali previsioni negative sugli utili delle società quotate potrebbero non riflettere completamente la probabile riduzione dei profitti.
Nonostante i recenti risultati positivi che hanno portato i mercati a superare l’annus horribilis del 2022 e raggiungere nuovi massimi storici, i gestori sono rimasti cauti nei confronti di questo rally. La solida performance economica, in particolare nel settore dei consumi, sostenuta dagli ingenti risparmi accumulati durante la pandemia, ha contribuito a sconfiggere l’inflazione e a evitare gli effetti negativi dell’aumento dei tassi d’interesse. Tuttavia, fattori tecnici come la riduzione della volatilità e fenomeni come l’intelligenza artificiale hanno alimentato l’euforia di Wall Street, distanziandola dalla realtà.
In altri settori dei mercati finanziari, si osservano già segnali di preoccupazione. Ad esempio, il valore dei fondi raccolti attraverso le IPO a livello globale nel primo semestre del 2023 è stato il più basso degli ultimi sei anni, secondo i dati di Dealogic. Anche il volume delle operazioni di fusione e acquisizione è diminuito del 37%, e le prospettive per il resto dell’anno non sono positive. Ciò indica che potrebbe essere necessario attendere tempi migliori prima di effettuare accordi o entrare in Borsa.
Oltre alle preoccupazioni sui mercati, anche le politiche fiscali rappresentano un’incognita aggiuntiva. Mentre negli Stati Uniti vengono introdotte misure di sostegno significative alle imprese attraverso l’Inflation Reduction Act, in Europa si prevede una maggiore rigidità nelle politiche di bilancio, limitando l’azione degli Stati con finanze meno solide. Questo contribuisce a un quadro di incertezza crescente e solleva la questione di come affrontare gli investimenti.