Il recente stop alle cessioni dei bonus casa ha causato un’incertezza finanziaria per il 25% dei contribuenti che avevano precedentemente venduto i loro crediti d’imposta. Questi contribuenti ora non saranno più in grado di utilizzare, almeno in parte, le agevolazioni fiscali nella loro dichiarazione dei redditi.
Secondo le proiezioni basate su dati reali elaborati dal Caf Acli, la perdita media annua per i contribuenti totalmente incapienti (coloro che non pagano l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche, o IRPEF) sarebbe di 3.507 euro, mentre per i parzialmente incapienti (coloro che dichiarano un’IRPEF insufficiente a coprire l’importo del bonus) sarebbe di 10.021 euro. Queste perdite si riferiscono ai beneficiari dei bonus casa, e sono da moltiplicare per il numero di rate annuali in cui il bonus viene recuperato, che in media sono cinque.
Il quadro generale mostra che nonostante solo il 25% dei contribuenti sia direttamente interessato dallo stop alle cessioni, l’impatto finanziario è significativo. Per comprendere appieno la situazione, è importante considerare che il 75% dei contribuenti “capienti” ha speso relativamente poco per i lavori (circa 12.000 euro) e ha rate di rimborso relativamente basse, che possono essere facilmente coperte dall’IRPEF netta (7.300 euro).
È probabile che la spesa media sia condizionata dalla presenza di spese condominiali. Inoltre, la maggior parte delle agevolazioni utilizzate dai contribuenti “capienti” è legata a bonus con recupero decennale, come il bonus ristrutturazioni ordinarie (50%), l’ecobonus o il bonus facciate (90-60%).
In vista del 2024, l’abolizione delle cessioni dei bonus potrebbe non ostacolare l’uso delle agevolazioni fiscali per i lavori su singole unità immobiliari. Tuttavia, potrebbero sorgere difficoltà nei condomini, dove alcuni contribuenti potrebbero essere incapienti o potrebbero votare contro le delibere di spesa, anche se hanno la capacità finanziaria per coprire le spese.
L’impatto maggiore si verifica tra i contribuenti incapienti, specialmente per il superbonus, che rappresenta una spesa significativa. Per questi contribuenti, la cessione dei crediti diventa essenziale, altrimenti si rischia di sprecare agevolazioni fiscali notevoli, che possono raggiungere fino a 32.000 euro all’anno per quattro anni.
I dati mostrano che il 95% dei crediti da superbonus gestiti dal Caf Acli è stato ceduto da contribuenti che non avrebbero potuto utilizzarli completamente nella dichiarazione dei redditi. Questo solleva la questione di come incentivare i lavori di riqualificazione in assenza della cessione dei crediti, specialmente per agevolazioni come il 110% o il 90% che richiedono diversi anni per il recupero.
In sintesi, l’abolizione delle cessioni dei bonus casa ha un impatto significativo sul 25% dei beneficiari e solleva importanti questioni sia per i contribuenti incapienti che per l’erario pubblico. La ricerca di meccanismi alternativi efficaci diventa essenziale se si vuole continuare a sostenere i lavori di riqualificazione, mentre la gestione della spesa pubblica richiederà un’attenta considerazione dei bonus rimasti trasferibili.