In un contesto di aumento dei costi per mutui e affitti, il disegno di legge di Bilancio del 2024 propone nuovi limiti di non imponibilità per i fringe benefit, offrendo un potenziale sollievo ai lavoratori. Tuttavia, secondo Diego Paciello, questo intervento potrebbe essere vanificato dagli aumenti dei tassi, creando una nuova base imponibile. Paciello suggerisce che l’utilizzo della certificazione bancaria sui versamenti effettuati sarebbe preferibile rispetto all’attuale meccanismo.
Il disegno di legge prevede limiti di non imponibilità per i fringe benefit, con un massimo di 2.000 euro per i lavoratori con figli fiscalmente a carico e 1.000 euro per gli altri. Inoltre, conferma la possibilità di ottenere il rimborso delle spese per utenze domestiche e introduce nuovi supporti per le spese legate all’abitazione, compresi l’affitto della prima casa e gli interessi sui mutui relativi alla prima casa.
Il meccanismo proposto presenta alcune sfide. Per quanto riguarda i mutui, Paciello sottolinea la necessità di valutare l’applicazione dell’articolo 51, comma 4, lettera b) del Tuir e della risoluzione 46/E del 2010 dell’Agenzia delle Entrate.
L’articolo 51, comma 4, lettera b) del Tuir stabilisce un criterio forfettario per il valore imponibile dei prestiti, incluso il mutuo per la prima casa. Tuttavia, Paciello evidenzia che in un contesto di tassi crescenti, questo criterio diventa penalizzante, indipendentemente dal fatto che il prestito abbia un tasso fisso o variabile.
Inoltre, la risoluzione 46/E del 2010 fornisce indicazioni sulla gestione operativa e amministrativa di benefici simili, specialmente quando il datore di lavoro eroga importi per ridurre la quota di interessi a carico del dipendente per un prestito contratto con un terzo. Questa risoluzione complica ulteriormente la gestione, specialmente nei prestiti a tasso variabile, richiedendo aggiornamenti frequenti e calcoli complessi per evitare che il contributo datoriale rientri nella disponibilità del dipendente.
Paciello suggerisce semplificazioni, come l’utilizzo del tasso di sconto all’accensione del prestito come riferimento o l’ammissione del rimborso degli interessi sulla base di certificazioni rilasciate dagli enti creditizi a fine anno. Queste proposte mirano a rendere più agevole l’applicazione del beneficio, evitando complicazioni e incertezze legate agli aumenti dei tassi.