Il declino nei prestiti a famiglie e imprese è evidente e sta intensificandosi, influenzato dall’aumento dei costi del denaro. Tuttavia, un dato meno evidente emerge: il sistema bancario italiano sta ancora erogando più prestiti rispetto al periodo precedente la pandemia. Nel confronto tra il secondo semestre del 2018 e il primo semestre del 2023, le banche hanno registrato un aumento degli impieghi del 5% circa. Questo indica che, escludendo l’eccezionale iniezione di liquidità durante l’emergenza Covid-19, l’economia italiana richiede più credito rispetto al passato, e le banche stanno rispondendo positivamente.
Un report dell’Ufficio Studi di Banca Ifis, elaborato per il Sole 24 Ore, mette in luce questo aspetto spesso trascurato del dibattito pubblico sui prestiti bancari. L’analisi considera l’intero ammontare di crediti a imprese e famiglie, inclusi quelli cartolarizzati, ceduti in bonis, e le rettifiche di valore. Lo stock complessivo di crediti è cresciuto del 5,4% negli ultimi cinque anni, passando da 100 nel giugno 2018 a 105,4 nel giugno 2023.
Nonostante questa crescita, i prestiti sono in flessione rispetto all’anno precedente, soprattutto considerando le garanzie Sace e Mcc concesse tra il 2020 e il 2022, soggette a moratoria. A settembre, la Banca d’Italia ha segnalato una diminuzione del 3,6% dei prestiti al settore privato su base annua. La discesa riguarda sia i prestiti alle famiglie (-0,9% su base annua) che alle società non finanziarie (-6,7% su base annua).
La situazione semestrale a giugno 2023 mostra un calo del 2,4% nei prestiti a famiglie e imprese rispetto allo stesso periodo del 2022. Con tassi in aumento e una maggiore selettività delle banche verso le imprese, si registra un rallentamento congiunturale, con una diminuzione delle richieste di credito, soprattutto per nuovi investimenti, principalmente nelle regioni del Nord Ovest e del Centro.
L’andamento rientra in un contesto europeo più ampio, dove nel secondo trimestre del 2023 le banche significative dell’UE hanno registrato una riduzione degli stock di prestiti del 1,4%, pari a 282 miliardi di euro, segnando la prima flessione dal 2015.