Forte crisi nel settore bancario dopo il crollo di ben quattro banche regionali americane nelle ultime settimane con svariati colpi di scena sui mercati, focalizzati sull’indagine sui prestiti della Fed (Federal Reserve Bank, ovvero la banca centrale responsabile della stabilità monetaria e finanziaria negli Stati Uniti) che ha confermato come le banche abbiano continuato a inasprire le dinamiche nel primo trimestre dell’anno, con segnali che paiono essere un anticipo di credit crunch e di conseguente recessione.
Cosa significa però credit crunch?
Citando il dizionario Treccani:
“Termine inglese («stretta creditizia») che indica una restrizione dell’offerta di credito da parte degli intermediari finanziari (in particolare le banche) nei confronti della clientela (soprattutto imprese), in presenza di una potenziale domanda di finanziamenti insoddisfatta.
Il credit crunch si manifesta principalmente con il rifiuto di concessione del credito, ovvero mediante aumento dei tassi di interesse e delle condizioni applicati, o in genere irrigidendo i criteri di valutazione del merito creditizio. Molteplici possono esserne le cause: carenza di liquidità da parte dei potenziali concedenti, loro scelte strategiche, interventi delle autorità monetarie, mancanza di fiducia diffusa e altre ancora. La conseguenza principale del credit crunch (se attuato nei confronti delle imprese) è essenzialmente la riduzione del flusso di finanziamento ai settori produttivi, che determina un calo degli investimenti e quindi della crescita economica.”
PacWest, holding bancaria con sede in California, dopo un barlume di speranza nelle scorse settimane, si ritrova col valore del titolo quasi azzerato, precipitato di oltre il 73% e trascina in rosso le altre banche come anche la Western Alliance, che, al pari di PacWest era finita nell’occhio del ciclone qualche giorno fa, perdendo a Wall Street dapprima oltre il 60% e poi guadagnando l’11%, prima di scivolare nuovamente.
Tutti segnali che ci danno una percezione dello stato di salute del sistema bancario americano, gelando un po’ le ipotesi di rimbalzo consolidato.
Il sondaggio Fed pare essere chiaro: «Standard più severi e una domanda più debole di prestiti commerciali e industriali»: è il risultato dell’indagine sui prestiti pubblicato in serata dalla Federal Reserve. Secondo i numeri della Fed, la percentuale di banche che hanno inasprito le loro condizioni sui prestiti per le medie e grandi imprese è salita al 46%, rispetto al 44,8% del quarto trimestre del 2022. Ma il rapporto ha anche evidenziato una domanda di credito molto più debole, si parla di diminuzione del 55,6%, calo più netto dal 2009.