In un’azione senza precedenti, l’Agenzia delle Entrate italiana ha avviato una massiccia operazione di controllo volta a chiudere d’ufficio le partite IVA inattive da diversi anni e ad affrontare le frodi fiscali legate alle cosiddette “partite IVA apri e chiudi”. Questa iniziativa mira a rafforzare la conformità fiscale e ad affrontare comportamenti evasivi che hanno colpito le finanze dello Stato per un periodo prolungato.
In soli due mesi e mezzo, oltre 1200 partite IVA sono state chiuse d’ufficio, con ulteriori 500 società attualmente sotto scrutinio per operazioni economiche sospette e anomalie soggettive. Queste ultime società hanno emesso fatture per un totale impressionante di 2 miliardi di euro, con una media di 4 milioni di euro a società.
L’azione dell’Agenzia delle Entrate si basa su criteri ben definiti per individuare le partite IVA apri e chiudi, ovvero quelle società che aprono e chiudono rapidamente l’attività per evitare il pagamento delle imposte. Questa pratica è diventata sempre più preoccupante e dannosa per le finanze pubbliche. Per affrontare questa situazione, le nuove leggi hanno fornito all’Agenzia degli strumenti di controllo aggiuntivi, che sembrano avere un impatto significativo.
Un aspetto cruciale di questa operazione è il focus sulle partite IVA che sono state inattive per un periodo di tre anni. Secondo il Testo unico delle imposte sui redditi, le partite IVA devono essere chiuse se non vengono presentate dichiarazioni fiscali o redditi di impresa o di lavoro autonomo per tre anni consecutivi. L’Agenzia ha identificato circa 800.000 di queste partite IVA ferme da tre anni, e a queste è stata inviata la comunicazione preventiva della chiusura d’ufficio.
Le società coinvolte nelle frodi fiscali più gravi e sistematiche non avranno scampo. Per riaprire una partita IVA chiusa, le società dovranno presentare una fideiussione di tre anni, con un importo minimo di 50.000 euro o proporzionale alle violazioni commesse.
Un ulteriore elemento importante riguarda la scoperta delle “cartiere”, società che emettono fatture false senza svolgere alcuna attività reale. Questo trucco consente loro di ottenere crediti fiscali inesistenti che vengono successivamente utilizzati per frodare il fisco. Finora, l’Agenzia delle Entrate ha individuato 348 di queste società, che hanno emesso false fatture fiscali per un totale di 2,8 miliardi di euro.
È evidente che l’Agenzia delle Entrate sta adottando misure aggressive per garantire la trasparenza fiscale e combattere l’evasione. Queste azioni, se attuate con successo, potrebbero avere un impatto significativo sul bilancio statale e sulla fiducia nel sistema fiscale italiano. Tuttavia, è consigliabile rimanere aggiornati tramite fonti ufficiali per seguire gli sviluppi di questa operazione e le conseguenze a lungo termine.