L’agitazione intorno al destino del Monte dei Paschi di Siena (MPS) ha portato a un calo del 3,67% delle azioni dell’istituto, nonostante una giornata relativamente stabile per il settore bancario (+0,07% per il Ftse Banche). La Borsa sembra reagire sensibilmente alle voci circolanti su MPS, anche se le decisioni definitive sembrano ancora lontane. Il Ministero dell’Economia ha cercato di calmare le acque, ma le divergenze politiche persistono.
La discussione sull’uscita del Tesoro dalla proprietà di MPS è stata riaccesa dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, il quale ha definito “probabile” un’accelerazione nell’uscita del Tesoro dalla banca. Questa idea ha sorpreso sia a Siena che a Roma, con la Lega che la ritiene “fuori dall’ordine del giorno” e il Movimento 5 Stelle che sostiene l’idea. Il ministro per le Imprese Adolfo Urso di Fratelli d’Italia ha anche approvato la strada indicata da Tajani. Tuttavia, il Ministro per lo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha sottolineato che non c’è fretta nella decisione e ha ricalcato le parole del sottosegretario Federico Freni.
Al momento, le discussioni si limitano principalmente alle parole, con voci e smentite su possibili compratori per la quota del 64% che il Tesoro dovrà vendere a seguito delle regole europee sulla ricapitalizzazione precauzionale. Tuttavia, il calendario effettivo della privatizzazione rimane incerto, e molte fonti indicano la seconda metà del 2024 come il momento più probabile per una decisione.
I tempi non solo sono incerti ma sembrano anche immaturi. Il valore delle azioni di MPS è inferiore ai 2,5 euro, molto al di sotto dei 6,9 euro che il Tesoro ha pagato per ogni azione del Monte. Per pareggiare i conti, servirebbe una vendita con un premio molto elevato, il che sembra difficile al momento. Il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, ha confermato l’uscita da MPS come una necessità, ma ha sottolineato che avverrà quando sarà conveniente.
Le divisioni politiche sono evidenti sul futuro di MPS, con alcune fazioni che vorrebbero mantenerla come banca pubblica e altre che preferirebbero privatizzarla. Nel frattempo, la banca sta cercando di migliorare le sue performance finanziarie sotto la guida del CEO Luigi Lovaglio e del presidente Nicola Maione. L’istituto ha registrato un utile di 619 milioni nel primo semestre e mira a superare il target di 1 miliardo di euro di utile netto nell’intero anno.
L’auspicio dei vertici di MPS è di diventare parte di una fusione con altre banche, creando un terzo polo bancario italiano dopo Intesa Sanpaolo e UniCredit. Tuttavia, questo dipende dalla stabilità finanziaria di MPS e dall’interesse dei potenziali partner, tra cui Banco BPM e BPER. Al momento, sembra che entrambe le parti stiano aspettando il momento opportuno, mentre i conti bancari sono ancora in fase di ripresa.
In conclusione, l’agitazione politica e le incertezze continuano a circondare il destino di MPS. La politica sembra divisa sulle prospettive della banca, mentre il mercato e l’Europa osservano attentamente la situazione.