In un recente studio condotto dall’Istituto Tagliacarne, emergono dati preoccupanti riguardo alla salute dell’imprenditoria giovanile in Italia. Nel decennio compreso tra il 2012 e il 2022, il paese ha visto scomparire oltre 150.000 imprese guidate da giovani sotto i 35 anni. Questa drammatica perdita corrisponde a quasi il 25% di tutte le imprese giovanili esistenti in Italia nel 2012, mentre il numero complessivo di imprese è rimasto pressoché invariato.
Il quadro futuro non appare meno allarmante. Se i trend attuali rimangono invariati, e considerando le previsioni demografiche dell’Istat, il tessuto imprenditoriale giovanile potrebbe ridursi del 39,5% entro il 2050 rispetto ai livelli del 2012. Questo significherebbe una diminuzione significativa, con soli 408.191 imprese gestite da giovani imprenditori rimaste, a fronte di una contrazione del 22,2% nel totale delle imprese.
Un fattore significativo che ha contribuito a questa tendenza è il cambiamento demografico. La popolazione giovane in Italia, compresa tra i 18 e i 34 anni, è diminuita di quasi il 9%, mentre il numero di imprese giovanili è diminuito del 23%, scendendo da 675.053 unità nel 2012 a 522.086 nel 2022. Il rapporto tra le imprese giovanili e la popolazione giovane è sceso da 5,98 imprese ogni 100 giovani nel 2012 a 5,07 nel 2022, mentre il rapporto imprese totali/popolazione 18-64 anni è rimasto sostanzialmente stabile.
Il Direttore Generale del Centro Studi Tagliacarne, Gaetano Fausto Esposito, ha sottolineato che la diminuzione dell’interesse dei giovani nell’avviare un’impresa può essere interpretata in modo ambivalente. Da un lato, c’è una crescente consapevolezza che l’avvio di un’attività richiede competenze e conoscenze specifiche per competere sul mercato. Dall’altro lato, esistono complessità burocratiche, sia nell’apertura che nella gestione delle imprese in fase di sviluppo, che rappresentano ostacoli significativi. Anche le misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) destinate a supportare i giovani imprenditori sono percepite come complesse da molte imprese under 35.
Tuttavia, esistono eccezioni notevoli come il Trentino-Alto Adige, in particolare Bolzano, che ha registrato un aumento della popolazione giovane dell’1,4% e un incremento del 15,6% delle imprese gestite da giovani. Allo stesso modo, Trento ha visto crescere la popolazione giovane dell’1,7% e l’imprenditoria giovanile del +3,2%. Alcune regioni, come la Campania, mostrano una maggiore resilienza, nonostante una leggera diminuzione. D’altra parte, le Marche si collocano all’estremo opposto, con un crollo del 37% nell’imprenditoria giovanile, molto più significativo della diminuzione del 11% della popolazione nella fascia di età considerata.
In un contesto di cambiamenti demografici e sfide burocratiche, è chiaro che preservare e incentivare l’imprenditoria giovanile rappresenta una sfida fondamentale per l’Italia. Speriamo che queste statistiche servano come campanello d’allarme, spingendo a considerare politiche e misure atte a sostenere la nuova generazione di imprenditori in modo più efficace, al fine di garantire un futuro economico solido e prospero per il paese.